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    Maggio 2018 

    Il desiderio di fare arte è desiderio precoce, infantile, protratto non protetto, 
dal niente al tutto: rispetto            all’ossessione mistico-religiosa anche il pittore vive una grande libertarietà, perché egli non teme lo                sguardo di Dio.
    Nel senso che se Dio c’è, il pittore lo trova all’interno del proprio labirinto 
poetico, esternandolo.
    Eleonora Sgura lo ha trovato, e ce lo dimostra, perfettamente. 
    Addirittura, durante un'intervista, mi fa presente che l'Arte sia rientrata 
finalmente nella quotidianità di      tutti noi: "Credo che l’arte abbia una grande importanza nella vita di tutti i giorni, essa può provocare            emozioni sia piacevoli e non, dipende da ciò che stiamo guardando.
    L’opera infatti potrebbe piacerci, essere nelle nostre corde, rispecchiarci e 
quindi provocarci sensazioni              piacevoli e magari portarci al punto di desiderarla. Altre ancora invece potrebbero colpirci in modo                differente provocandoci tristezza, sofferenza perché quello che vediamo o non ci piace oppure fa riaffiorare      sensazioni che non vorremmo ricordare, o più semplicemente non ci appartiene".

    Come hanno già fatto altre persone, queste opere vanno acquistate, non per semplice investimento                  economico, bensì per un investimento su noi stessi e sulla nostra percezione attuale del mondo. 
    Sono tempi di crisi anche per le immagini, oggetto di una svalutazione indotta proprio da quelle nuove          tecn
ogie che, facilitandone la produzione e la fruizione, alimentano un godimento estetico bulimico e              acritico.

    Siamo inondati dalle immagini, sopraffatti dal loro potere sui desideri individuali e collettivi, dalla loro          condizione di avatar — sostituti di esperienze che dalla sfera delle relazioni dirette migrano nell’arena            pubblica del virtuale o della spettacolarizzazione della realtà. 
    Non sappiamo più dire cosa sia veramente un’immagine oggi; lo sanno bene gli artisti che devono                confrontarsi costantemente con un impoverimento progressivo del valore delle immagini artistiche messe        sullo stesso piano indistinto di tante altre impressioni visive e da quell’economia del nulla, che                        elogia e promuove il valore laddove tende a scomparire. 

    Ma, come sempre, Eleonora ci sorprende dicendo che: "L’arte sta entrando sempre più nella quotidianità          delle persone, basti pensare alle lunghe file che si formano per visitare i musei (credo ci sia un grande            desiderio di ritornare al “bello”).  

    Pensiamo anche all’evolversi dell’arte per esempio nel mondo digitale o la voglia di esprimersi dei writers      o ancora i fotografi che propongono foto sempre più particolari e suggestive.
    Da quando internet ha avuto un così grande sviluppo , troviamo l’arte potenzialmente ovunque e alla            portata di tutti. 

    Probabilmente   la maggior parte delle persone non ha conoscenze appropriate per capire tutto ciò che ci        gira attorno e le tecniche utilizzate per crearlo ma il solo semplice fatto di poter vedere e godere di                  un’opera credo sia una cosa meravigliosa che ti apre il cuore ed anche la   mente".  
    Pertanto, Eleonora, ci riporta all'essenza, alla ri-creazione, e perchè no, anche alla ricreazione di uno spazio      e di un tempo che 
entrano ed escono dal/nello spettatore: Il momento più importante per me è la scelta del      soggetto da realizzare che mi deve trasmettere emozione e voglia di riprodurlo.
    Un altro momento per me fondamentale ed emozionante è quello 
in cui comincio a distribuire il colore di        contrasto cercando di creare un equilibrio tra luci e ombre dando forma e volume al dipinto.  
    Questa mutata identità dell’artista — a cui viene richiesto oggi di saper 
argomentare discorsi di vario              genere non solo sul proprio lavoro, ma pure sulle questioni dell’arte, sul presente e sulla storia, a volte              costringe l'artista a lavorare sempre più a fondo, un lavoro di ricerca e di sottrazione continuo, senza sosta      alcuna.
    L’interesse crescente per la memoria collettiva è confluito in una “febbre d
’archivio” che dà voce a pratiche      di contro-narrazione basate sulla centralità dei materiali con cui realizzare le opere.

   Il momento della creazione bereshit barà elohim quindi, quello in cui gli esseri di luce, le entità celestiali,        gli angioletti, gli angeli, gli arcangeli, si fermano un attimo (sulla tela, in questo caso), e guardandoci ad        altezza occhi, ci ricordano il valore dell'Arte, l'importanza della vita. Lo fanno, però tramite Eleonora, una      vera porta tra mondi conosciuti e non conosciuti.  

    Io sono curioso.
    Grazie, Eleonora. 

​

                                                                                                               Eugenio Santoro

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